Una passione nata alle prime luci dell’alba, piena e sinfonica nella gloria del mezzogiorno, matura e già venata da presagi nel pomeriggio, ridotta ad un gelido alito di vento nello stormire delle foglie al tramonto. Il suo corpo, conosciuta l’infanzia di un piacere vocalizzato, albino, mimato con entusiasmo, a sera era già tatuato da un nero, fitto ed esausto erotismo, espresso in movenze rifratte incomplete in innumerevoli specchi.
Non è proprio dire che la seguii come un ombra fino alla fine: alla fine, fui ombra, fui sera, e fui fine. Se le parole giuste esistono, occorre pur sempre la forza di pronunziarle. Certi addii non si osano nemmeno a teatro.