Fuori dalla Catedral da Sè, sotto forma di demone minore, contai tutte le anime intente a salvarsi; quella sera non erano in numero superiore a nove, tutte assai avanti negli anni, e tutte ormai con molta più anima che corpo da spendere.
Nemmeno una mi degnò di uno sguardo, all’entrata; tutte, forse sorprese dalla mia perseveranza quieta, ebbero cenni amichevoli alla loro dipartita dal luogo di culto; una soltanto, quella che ancora serbava tiepide braci nel proprio vecchio cuore, mi riconobbe, con un mezzo sorriso, e con una carezza mi sussurrò: “Satana, animale paziente. Sei nero e bello, non puoi che vivere in strada…passa dalla mia tana,quando hai finito. Hai diritto ad una buona zuppa di avanzi”. Non mancai l’invito, era troppo semplice e cortese.